Sei tornato, Mattia…dopo aver studiato!? dopo quasi un mese! Dimmi cosa vuoi sapere oggi, esattamente?
Ho letto attentamente, e riletto Gesù Christos, ho meditato sulle domande di Voltaire, un illuminista di eccezionale valore, ateo, e sulle tue risposte, puntuali e precise storicamente e politicamente, in relazione alla guerra giudaico-romana.
Sono orgoglioso di aver un nonno bravo, come te. Vorrei conoscere per prima cosa le fasi di una guerra durata 200 anni! Una guerra più lunga di quella punica 265/4- 146/5 a.C.!
Certo, Mattia, è la guerra più lunga sostenuta dai romani: essa, secondo la mia ripartizione, è in tre fasi:
I. Asmonea; II. Erodia; III. Antonina.
Esaminiamole, nonno, come si fa con le guerre puniche divise in I (265/4 a.C. -201); in II (219 a.C.-201) ; in III (149 a.C.-146/5)!. Dunque , parlami della Prima.
Mattia, questa è caratterizzata dalla presenza della dinastia Asmonea, che governa sulla Giudea per circa 120 anni (e che termina con la fine di Antigono nel 36 a.C.), dopo che ha avuto rapporti di alleanza con Roma, fino alla morte della Regina Salome Alessandra nel 67 a.C.. a seguito della discordia tra i suoi due figli, il maggiore, Hyrcano imbelle re e sommo sacerdote, e il minore Aristòbulo II, uomo di grande valore, schierati rispettivamente coi Romani e coi Parthi.
Questa fase ha due episodi centrali, che si concludono con due assedi e due prese di Gerusalemme, una nel 63 a.C. ad opera di Gneo Cornelio Pompeo ed una nel 37 a.C. ad opera di Giulio Erode sostenuto dal triumviro Marco Antonio, che gli invia in aiuto legioni comandate dal legatus Gaio Sosio, governatore di Siria.
Forse è bene che mi tratti un po’ della prima presa di Gerusalemme e poi della seconda, in modo da orientarmi nella storia giudaica!. Mattia, ho trattato il problema da varie angolazioni e, perciò, ti do le risultanze del lavoro fatto, che sono in Giudaismo romano I e in Vita/Bios di Giulio Erode, il Filelleno e di suo padre Antipatro, opera inedita, in 10 libri – compresa la traduzione di Giuseppe Flavio (Antichità Giudaiche XIV, XV, XVI, XVII ) leggibile in www.angelofilipponi.com
Pompeo, vincitore della Guerra contro i Pirati e poi di quella contro Mitridate, già esautorato dal senato nel suo mandato, ma ancora attivo per la sistemazione della Siria, annessa all’impero romano, riceve a Damasco le legazioni dei due fratelli e favorisce Hyrcano per cui Aristòbulo, aiutato dalla pars aramaica, si richiude in Gerusalemme. Pompeo l’assedia, sostenendo i diritti al regno di Hyrcano, protetto militarmente anche dal padre di Erode, e la conquista, determinando negli ebrei filoparthici uno stato di dolore e di prostrazione, definito abominio della desolazione (Daniele, 12, 1-13) . Dopo 25 anni la città di nuovo è presa e si ritrova nella stessa situazione politica, ma, in un contesto del tutto cambiato. I romani con i socii giudaici, ellenizzati e romanizzati, reprimono una sommossa e ricacciano i parthi invasori, sconfiggendo i giudei aramaici, partigiani, che difendono la loro terra e la tradizione patria, avendo vincoli di parentela, stessa lingua e comune purezza di religione coi Parthi. Era accaduto, infatti, Mattia, che, dopo la sconfitta del triumviro Licinio Crasso nel 53 a.C, a Carre, i parthi, baldanzosi per la vittoria, avevano iniziato una continua penetrazione nell’ area romana di confine sull’Eufrate, già sistemata da Pompeo, e seguitando nell’invasione, erano avanzati, destabilizzando tutta l’Asia Minore , fino alla conquista di Siria, di Celesiria e di Giudea, in una volontà di affacciarsi al Mediterraneo, nell’anno 40 a.C. . Il re de re, Orode, aveva inviato tre contingenti militari, comandati da un disertore romano Quinto Lentulo, da un satrapo Barzafarne e da suo figlio Pacoro, per compiere l’impresa di riconquista territoriale.
Nonno, oltre alla guerra tra parthi e romani c’è , dunque, una guerra civile giudaica?
Certo, Mattia. I giudei sono divisi in due partes: i giudei aramaici che seguono il loro re asmoneo, reinsediato sul trono avito, Antigono, figlio di Aristòbulo, sostenuto da Esseni e Farisei e dal popolo tutto, e i giudei ellenizzati, sadducei ed Hyrcano, protetti dalle milizie dei romanizzati figli di Antipatro, Fasael ed Erode, loro avversari.
Che succede?
I romani, coordinati da triumviro Antonio, vincitore a Filippi sui cesaricidi, divenuto signore dell’Oriente -rispetto al cognato Ottaviano, dominatore dell’ Occidente, che ha inglobato le forze dell’altro Triumviro, Marco Lepido, esautorato- vincono la guerra grazie al legatus Ventidio Basso, che riporta una definitiva vittoria sui Parthi a Gindaro e che viene rinviato a Roma per il trionfo dal suo dux, che nomina Sosio, suo sostituto, incaricato di assediare Gerusalemme e di uccidere l’asmoneo Antigono, per dare il regno ad Erode, che guerreggia contro i suoi personali nemici e si sposa con la nipote di Hyrcano, Mariamne, in modo da legittimare il trono, pur illegittimo in quanto privato civis ed odioso agli aramaici, avuto, comunque, a Roma, con decreto del senato, nominalmente, nel 40 a. C..
Dunque , nonno, devo pensare che, fatta questa spiegazione, ora inizi la fase erodia?
Certo. Mattia.
Questa fase è lunga e va dal 36 a C. al 102 d.C, morte di Giulio Erode Agrippa II, un pronipote di Erode il Grande: io l’ho divisa in tre momenti.
1. Quello del regno di Giulio Erode (36a.C-4 a.C) comprendente anche il periodo dell’ etnarchia di Archelao, suo figlio, durata fino al 6 d.C. quando si costituisce la sottoprovincia di Iudaea con un prefetto, Coponio, dipendente dall‘epitropos/governatore di Siria Sulpicio Quirinio e si mantengono le tetrarchie degli altri erodiani (Giulio Erode Antipa 4a.C / 39d.C; Giulio Erode Filippo 4 a.C./34 d.C. e di Salome 4- 10 d.C., possesso in seguito di Livia e di Tiberio), che vengono riunite come unico regno, concesso prima da Caligola e poi da Claudio, ad Giulio Erode Agrippa I – dopo il ritorno a Roma di Ponzio Pilato, ultimo e quinto prefetto di Iudaea e l’esautorazione caligoliana di Giulio Erode Antipa, a seguito dell’ impresa messianica di Jehoshua e della nuova campagna antiparthica, vittoriosa, di Lucio Vitellio del 35-36 d.C.;
2. Quello, iniziato con Gaio Germanico Caligola e la sua nuova politica di Sovrano e con la sua proclamazione a Dio – come unico re universale ed unico Dio nel mondo romano, ucciso da una congiura dopo l’eccidio ebraico di Alessandria – comprendente il nuovo statuto giudaico con nuovi prefetti, sottoposti a quello di Siria, dopo l’editto di Alessandria di Claudio, che proibisce il proselitismo, in quanto ogni popolo deve avere la sua religione e deve rispettare quella altrui, poiché fanno parte di un solo imperium! Questo periodo è contrassegnato dall’invio in Giudea di una serie di prefetti giudaici, corrotti ed inflessibili, come provocatori così da spingere il popolo aramaico alla rivoluzione, essendo chiaro il disegno senatorio ed imperiale di estirpare il cancro giudaico e di dispenderlo nei regni vicini di Parthia, di Arabia e di India: è noto che il pio ebreo non può sopportare di venerare un uomo-Dio e che preferisce la morte in quanto recita Shema Israel, Adonai elohenu, Adonai Echad/ Ascolta Israele, il Signore è il mio signore; il Signore è unico! tre volte al giorno, come professione di fede, e si sente popolo prediletto, avendo da secoli un patto eterno col suo Dio, suo esclusivo Pater.
3. Quello della guerra giudaico-romana dal 66-al 73 d.C., epoca in cui si verificano da una parte la fine della famiglia giulio- claudia, e da un’altra l’avvento al trono della domus Flavia, dopo l’anno terribile dl 69, dei tre imperatori Galba, Otone e Vitellio, a seguito della vittoria di Vespasiano di Bedriaco e del suo arrivo a Roma, osannato nel suo trionfo come soothr /salvatore, che restituisce ai romani la pace /pax e la giustizia /iustitia, mentre suo figlio Tito conquista Gerusalemme e distrugge il Tempio, simbolo del rapporto tra JHWH e l’ebreo, e i suoi legati annientano le ultime resistenze aramaiche a Macheronte e a Masada 73 d.C. Il mondo giudaico aramaico, annientato militarmente vive durante il regno flavio (69-96 d.C.) senza il Tempio e senza i maestri esseni, massacrati dalla decima legione, nel silenzio, raccolti da rabbi farisaici, intorno alle sinagoghe, unico punto di preghiera, preparando e perfezionando un sistema di guerriglia antiromano quasi pronto al momento del cambio di dinastia imperiale di Cocceio Nerva, a seguito della uccisione di Domiziano 96 d.C. e del diverso comportamento tenuto dai giudei ellenisti e dei discendenti di Erode, che collaborano col regime come anche lo storico Giuseppe Flavio, nonostante la distruzione romana del Tempio e la rovina dell’ economia, del commercio e della finanza giudaico-mediterranea. Di questo ho scritto a lungo per i miei alunni Cfr. Vespasiano e il regno, Cenide e Vespasiano e Apollonio di Tiana e Gesù di Nazareth in www.angelofilipponi.com
Nonno, ritengo che i tuoi ex alunni, uomini maturi o anziani, abbiano avuto tempo di leggere e di studiare prima di seguire il tuo pensiero storico, politico e religioso. Io, ragazzo, mi sento inadeguato a sostenere il peso di tanti anni di ricerca e sono preoccupato dalle pagine da esaminare e dalla mia impreparazione. Troppi sono i dati storici sul rapporto tra la famiglia erodia coinvolta, ancora nell’amministrazione pubblica flavia, in quanto estranea alla rivolta aramaica antiro. na!
Mattia, ti capisco! non ti devi preoccupare! tu serenamente fai quel che puoi; a me basta qualsiasi cosa tu faccia! hai sempre fatto tanto! Sono comprensivo e mi va bene tutto quel che puoi fare !
Povero nonno, è contento anche se non è compreso! per lui niente è male! Chi lo ha capito!? Proprio per questo mi sto impegnando a capire! Seguita pure, Nonno!
Mattia se vieni con questo stato di animo, in serenità, sono contento, altrimenti soffro a vederti soffrire : è meglio allora che io non racconti . tu devi restare sereno, come sempre sei stato, bonariamente sorridente sulla deficienza delle mie ricerche!. Questo è il mio desiderio! Quando vorrai, se vorrai, riprenderemo, se campo, il nostro colloquio!
Nonno, io sono sereno! Sto bene ad ascoltare! So bene che non posso imparare quanto tu hai capito nel corso di mezzo secolo! Seguita!. Io ascolto.
Dunque, Mattia, nel momento flavio si rileva tra l’altro un distacco tra aramaici antiromani e i banchieri di Alessandria giudaici, ancora fiduciosi nella famiglia regnante, presso i quali già convivono anche i Christianoi, antiocheni, che, tramite un lavoro simbolico allegorico cominciano a creare la figura letteraria di Gesù mutata in quella di un maestro, buono che manda messaggi di mediazione tra l’imperium e l’ebraismo, in un invito alla caritas e all’amore per il prossimo, in una acquisizione lenta della cultura ellenistica stoico- platonica e poi neoplatonica, sulla base di Filone alessandrino e di Paolo.
Nonno, nel periodo, in cui scrive Giuseppe Flavio (70-96) avviene dunque, questo cambiamento di figura, quando gli ebrei non hanno più il culto del Tempio , il punto di incontro di tutta l’etnia giudaica privata del suo simbolo materiale?
Si. Mattia. Nei 27 anni di regno flavio c’è una grave frattura tra i vinti aramaici- necessariamente ripudiati come fratelli agricoltori, barbarici- e i giudei della diaspora, commercianti, ellenizzati e ricchi, che considerano Roma come possibile salvezza, essendo cives di una comune patria, e seguono l’esempio dei loro re erodiani e quel che rimane della cultura sadducea templare, rievocata in Antichità giudaiche, espressione della loro stessa Romanitas!.
Comunque, Nonno, forse ora capisco il motivo per cui pochi hanno seguito la tua ricerca.
Cosa, Mattia, ti ha fatto capire le ragioni del fallimento del mio lavoro?
Il cambiamento di figura di Jehoshua in Iesous, avvenuto nell’ambiente romano tra i giudei superstiti costretti a vedere e ad osannare il trionfo della casata Flavia sui loro congiunti famigliari! Mattia, tu vuoi dire che non è esplicitamente narrata dallo storico ebraico, traditore e ormai legato al suo padrone vittorioso, la testimonianza dei fatti, ma è mostrata solo la necessità dell’accettazione della sconfitta come evento accaduto di una Iudaea capta, già scritta nella oikonomia divina, secondo la provvidenza del loro Dio, Padre?.
Non so spiegarmelo in altro modo, Nonno, per quello che ho letto sul tuo pensiero, specie circa il Padre nostro del Vangelo di Matteo, e neanche capisco quanto ora mi vuoi dire come spiegazione del cambiamento. So solo che per capirti ci vuole molto studio e bisogna faticare, mentre oggi tutti vogliono in breve il succo della verità, senza porsi problemi, e desiderano parlare e dire il proprio parere, anche in pubblico, senza documentarsi. Forse per questo, Nonno, hai ricevuto critiche, come se tu fossi uno che parla, al pari degli altri, come se tu non operassi come uno scienziato che dà risultanze, in un certo senso, verificate, prima di dare un giudizio, su cui di solito ti astieni– sulla base di prove addotte, storiche, pratiche!
Nonno, mi commuovi con questa tua difesa di ragazzo serio, propria di un nipote affettuoso! Quindi, mi vuoi dire che hai bisogno, comunque, di ulteriore tempo per studiare e seguire le mie indicazioni circa il mio messaggio nuovo sul cristianesimo?
Certo, nonno, non ho ancora possibilità effettive di valutare, essendo all’inizio del lavoro, ed ho detto cose di cui non so neanche il giusto valore, avendo parlato alla buona, in modo provvisorio, condizionato dalla tua stessa impostazione.
Bravo Mattia!. Buon sangue non mente! Mattia, io ho intenzione di lavorare con te sulla fase erodia, impostando tre lezioni, e di fare due lezioni tecniche sulla fase successiva antonina, in modo da mostrarti come la comunità aramaica, da una parte, vada verso la rovina totale e come quella giudaico -ellenistica sia progressivamente coinvolta, mentre la pars giudaico- cristiana, distaccatasi dalla radice ebraica, non subisce punizione imperiale e può autonomamente crescere e svilupparsi, come piantina in sedi periferiche, secondo un proprio culto, su una base ritenuta apostolica, intorno al suo clero, dividendosi in tanti rivoli e sette, incontrollate, durante il ventennio di peste antonina, censite, poi, dall’autorità romana, sotto Caracalla, che dà la civitas/la cittadinanza ad ogni cittadino nel 212. d.C.
Nonno, comprendo che ancora ho tante cose da imparare!
Certo Mattia, la fine della comunità di Gerusalemme nel 135 segna, da una parte, la conclusione definitiva di un regno celeste ebraico (Cfr. Giustino, I Apologia, 11,1-2), tramontata, e, da un’ altra, l’inizio di una setta religiosa gerosolomitana con una gerarchia cristiana del tutto nuova, basilare per la storia del futuro cristianesimo ellenistico greco, basato sulla pazzia del Cristo Crocifisso,( cfr Crucis ofla), a cui è assegnato il secondo posto dopo Dio padre e che, secondo Giustino (ibidem,13,4) ha come sedi prima Antiochia ed Alessandria e poi successivamente Roma e Costantinopoli, su una base millantata apostolica, che recuperano la figura di Giacomo /Jakob/Iakobos, fratello del signore, per secoli celata dalla chiesa cattolica, timorosa di infirmare il principio della verginità di Maria/Mariamne, conclamato ad Efeso nel 431! Siamo, comunque, in altre epoche, dopo la fase antonina, di cui ancora ti devo parlare.
Dimmi, Nonno, io ascolto.
Mattia, la III fase antonina succede a quella erodia e comprende anche la parte iniziale del regno antonino, fino al 136d-C. che, però, si dilunga anche dopo Adriano (117-138), sotto Antonino il Pio (138-161) , Marco Aurelio (161-180) e Lucio Vero (161-169) e Commodo (180-192) , anche quando la comunità aramaica è stata distrutta ed annientata, pur se sopravvive in piccole isole in Parthia, in Arabia e in India e ha qualche rigurgito in zone etiopiche.
Dunque, nonno, sotto Traiano ed Adriano si riaccendono due focolai aramaici che esplodono in momenti difficili per l’impero romano impegnato militarmente ancora nella guerra contro Parthi?
Si, Mattia. Ci sono due guerre una, detta dii Kitos, scoppiata nel 116 e protrattasi per tutto il 117 e repressa a stento, in un decennio, da Adriano che, poi, deve affrontare una nuova rivoluzione, che ha il suo epicentro nella zona giudaica con altri centri di rivolta in Africa, detta III guerra giudaica. Sono due vampate dell’integralismo aramaico antiromano, esplosioni di un malcontento giudaico generale contro il sistema imperiale filantropico, paternalistico e sostanzialmente pacifico e giusto, da parte di corpuscoli apparentemente insignificanti nel corpus orientale romano, linguisticamente e culturalmente unificato- in cui ogni religione ha una sua autonomia di espressione, in un clima politeistico conciliante e remissivo, dove spicca la II guerra giudaica considerata come un tradimento degli ideali antonini, tesi alla fratellanza e al rispetto delle pur diverse etnie dell’impero e ritenuta la III come inguaribile ferocia barbarica da stroncare definitivamente perché indegna della comunione koinonia con gli altri popoli romanizzati ed ellenizzati-. In questa fase la figura di Jehoshua, ancora alonata dagli aramaici, non è più significativa ed neanche più da avvicinare a quella di un Iesous e da discostare da quelle dei suoi rappresentanti, successori di Jakobos, che scompaiano, a detta di Eusebio, storico cristiano di epoca costantiniana Cfr. Lo storico Cristiano in www.angelofilipponi.com
Quindi, nonno, per orientarmi, dovrò seguire più lezioni anche su questa ultima fase ?
Certo, Mattia, dovrai documentarti a lungo e leggere miei scritti specie su Frontone e gli antonini e Marco Aurelio e la sua famiglia, Il crocifisso nel graffito del Palatino ed altri se vuoi cercare un preciso orientamento nel clima repressivo antonino. Comunque, ora ti mostro gli argomenti, in cui ho diviso la fase antonina per come ho spiegato in Jehoshua o Iesous? (cit.) e in Giudaismo romano II (cit.). Mattia, in una lezione dovrò mostrarti come e perché i giudei aramaici, dopo 43 anni, riprendono le ostilità approfittando della delicata situazione, in cui versa l’imperatore Traiano che, insistendo nelle sue campagne militari, nel suo espansionismo, ha iniziato l’invasione del territorio di Parhia, dopo l’annessione del regno nabateo e dopo la proclamazione del mediterraneo Mare nostrum, perché abitato da popolazioni occidentali latine e orientali ellenizzate secondo il bilinguismo imposto da Roma. Traiano, vinti i parthi, conquistata anche Ctesifonte, la capitale, coi suoi legati Quieto ed Adriano si impaluda negli acquitrini della Bassa Mesopotamia sul delta, alla congiunzione del corso dei due fiumi, Tigri ed Eufrate, proprio mentre inizia la reazione parthica nazionalistica, che ha il supporto dei battellieri correligionari filiparthici giudaici, ora traditori, che rifiutano di far risalire i milites pur vincitori, abbandonati al loro destino, alla merce di nemici, che iniziano la loro controffensiva militare antiromana.
Essendo già l’imperatore malato e ritornato in Cilicia a Selinunte, dove muore (cfr Filopappo), i due legati penano a tornare indietro e a riportare le truppe ad Antiochia, essendo continui gli attacchi della cavalleria catafratta e degli arcieri, che pur evitano la battaglia campale. La notizia della disfatta di Traiano, si diffonde tanto che esplodono due ribellioni, una a Cipro e una a Cirene contro i governatori e si commettono massacri indicibili ed atti di ferocia da parte di Giudei vergognosi, sia nell’isola dove sono trucidati tutti gli abitanti pagani, che nella città africana, dove la popolazione greca è annientata, data la supremazia etnica ebraica.
Adriano, divenuto imperatore, impiega molto tempo per repressione e per il ripristino dell’ordine con la sostituzione delle popolazioni sterminate, al cui posto viene reinserito solo l’elemento greco e nell’isola e nella città africana, dopo la deportazione in sperdute lande scitiche i ciprioti superstiti aramaici e i loro sostenitori giudaico-greco-ellenistici, mentre quelli cirenaici vengono dispersi tra le tribù africane oltre la Nubia,. In tale clima antigiudaica indifferenziato, Adriano con un editto vieta la pratica della circoncisione come barbarica usanza, ancora radicata nel territorio giudaico, dove impone alla decima legione di innalzare nel suolo sacro del Tempio distrutto la costruzione di un complesso templare, dedicato alla triade capitolina,(Zeus, Hera ed Athena) e nell’area delle rovine di Gerusalemme iniziare i lavori per un nuova città, quella della colonia Aelia Capitolina.
Divampa subito una rivolta contro i milites del governatore Rufo, incapace di reprimere la guerriglia alimentata dalla predicazione di Rab Aqiva e Rab Yohakanan ben Tomatha ,che sono in disaccordo circa la venuta del nuovo Messia, nella figura di Shimon bar Kokhba, che, insediato in Herodion, sua roccaforte, riporta vittorie, facendo incursioni ed attacchi mediante la consueta strategia zelotica di guerriglia desertica ed è acclamato dal primo profeta come Messia figlio delle stelle/ Bar kokkeva. La rivolta dura quasi tre anni 132-135, nonostante i feroci contrasti sull’elezione del Messia e la sfiducia farisaica, – di cui è rimasta una frase rivolta contro il pur santo e giusto, vecchio elettore: l‘erba crescerà sulla tua faccia prima che giunga il messia!- e le alterne vicende dei combattimenti fino alla fine del 133: la sostituzione del governatore con Giulio Sesto Severo, celebrato vincitore dei britanni, determina la conclusione dell’impresa di Shimon, imbaldanzito dai primi successi, desideroso di essere l’unico celebrato Messia, tanto da punire quelli che ancora esaltavano Jehoshua, a detta di Giustino, e da farli uccidere se non esecravano e maledivano il suo nome, pur essendo suoi seguaci fedeli, poi sterminati anche loro dai romani, che, infine, rinchiudono il ribelle a Bethania oltre il Giordano (forse Bethar, oggi Kirbet al Yakud) dove il capo giudaico trova la morte, combattendo.
Allora Rab Aqiva diventa un altro esempio di martire giudaico e forse sostituisce quello di Jehoshua, crocifisso, in quanto il quasi centenario profeta muore dicendo la d di dalet finale di echad dello shema, mentre viene spellato vivo.- cfr. il martire giudaico in www.angelo filipponi.com –
Una guerra atroce , nonno, c’è stata tra i romani e i giudei! un odio feroce tra le due parti! un insanabile contrasto con eliminazione della pars vinta!?
Mattia, al di là delle definizioni degli storici in disaccordo anche sul numero delle guerre ( 3 o 2, in quanto alcuni vedono unitarie II e III, mentre altri vedono due diverse matrici in relazione, una alla politica di Traiano e l’altra a quella di Adriano, deciso come Caligola ad estirpare il cancro giudaico, già al momento del ritorno in patria da Ctesifonte!), si chiude dopo circa 200 anni la guerra tra aramaici integralisti e romani!.
La tragedia, comunque, è immane!
Secondo Cassio Dione (Storia Romana, LXIX, 12) ci sono in questa repressione 580.000 morti, su una popolazione di 600.000 persone; sono distrutti 1.000 villaggi e rase al suolo 500 città; e la regione viene chiamata Syria Palestina, essendo cancellato dalla cartina geografica il nome stesso di Iudaea! .
Mattia, sono stato chiaro ?
A presto.