Transiturus de hoc mundo è la bolla papale, del 1264 , che istituisce la Festa con la processione del Corpus domini e completa il lungo processo dottrinale sulla transustanziazione, trasformazione oltre la sostanza del pane e del vino in Corpo e sangue del Cristo, sancita come dogma dal IV Concilio Lateranense del 1215, controversa fino ad allora …
L’ultima grande controversia con disputa accademica c’era stata tra Berengario di Tours (1098-1188) e Lanfranco di Bec in Normandia, poi arcivescovo di Canterbury.
L’uno in De sacra cena adversus Lanfrancum affermava, nel 1147, che il pane e il vino sono simboli e non reale corpo e sangue di Cristo come sosteneva l’altro, il suo avversario, sulla base di Paolo e di Giovanni evangelista .
Berengario fu condannato in vari Concili e alla fine fu costretto a ritrattare anche se per lui Matteo Marco e Luca dopo la celebrazione del mysterium eucaristico. neppure aggiungevano fate questo in memoria di me…
ll papa Urbano IV , Jacques Pantaléon, istituì , dunque, la festa del Corpus domini, la fissò per il giovedì che segue la domenica della Pentecoste ed affidò l’ufficio rituale della solennità a Tommaso di Aquino (1225-1274), un domenicano allora in convento ad Orvieto…
Due eventi sono alla base di tale festività: uno storico, la battaglia di Montaperti , 4 settembre del 1260, vinta dai Ghibellini senesi contro i guelfi fiorentini; uno mitico-religioso del miracolo di Bolsena.
E’ opportuno spiegare i due eventi contestualizzandoli, da una parte nell’Italia centrale, in Toscana, lacerata tra ghibellini, filo -svevi e guelfi, filo-angioini, in un revisione seria non solo dei fatti avvenuti in quel quattrennio , specie religiosi, ma anche dei ruoli e delle funzioni degli uomini, implicati nella storia…
Alessandro IV (1256-61) è papa favorevole ai fiorentini e contrario ai senesi, ostile alla politica imperiale di Manfredi, figlio di Federico II e di Bianca Lancia , molto legato con i diplomatici di Luigi IX e di suo fratello Carlo di Angiò e profondamente connesso con i movimenti religiosi gallicani…
Alla sua morte nel 1261, i cardinali presenti ( circa otto o nove) , sono lontani da Roma, -dominata dalle potenti famiglie romane, che insieme col popolo dovrebbero, secondo lo statuto di papa Gregorio VII, ratificare la nomina ufficiale, fatta dai cardinali, nonostante le tante elezioni illegittime – e risiedono ad Orvieto e non riescono a puntare decisamente su un nome.
Dopo lunghe e vane trattative due cardinali, Riccardo Annibaldi e Giovanni Gaetano Orsini, indirizzano gli altri sulla persona di un prelato non facente parte del collegio cardinalizio, il patriarca di Gerusalemme.
Questi, venuto da Viterbo ad Orvieto, per relazionare sulla situazione della città santa, -ormai circondata dagli Ayyubidi egizi , rinvigoriti dopo la vittoria sui crociati di Luigi IX, non più protetta dalle navi dei genovesi e dei veneziani, in lotta fra loro per interessi commerciali- è sorpreso dalla nomina, ma accetta.
L’eletto, proclamato papa dopo molte reticenze, è un francese che viene chiamato Urbano IV e prosegue nella linea politica del suo predecessore.
Questi, legato da decenni alla politica del re di Francia e favorevole al riformismo religioso francese, è incline a considerare il sacramento della Eucarestia sulla base teologica del pensiero di Tommaso come essenziale per il cristiano che, grazie alla transustanziazione – cioè alla trasformazione e al vero passaggio, ad opera dello Spirito Santo, dalla sostanza naturale della materia del pane e del vino alla sostanza del corpo e del sangue di Christos, -può nutrirsi con un cibo divino e vivere divinamente.
Per Tommaso (De venerabili sacramento altaris), infatti, non solo la sostanza del pane rimane intatta, pur trasformata in Cristo, pur restando integri gli accidenti e le qualità del pane , ma anche resta unitaria come corpo di Cristo, anche se il pane si duplica o si fraziona in parti per la distribuzione ai fedeli e a causa del frazionamento, fatto dal sacerdote …
La bolla papale e la politica romana sono tipica espressione della superiorità del guelfismo con gli eserciti in formazione di Carlo d’Angiò, grazie ai banchieri toscani, destinati alla vittoria a Benevento (1266) e sottendono l’investitura angioina, nel Meridione d’Italia a scapito degli svevi e una serie di dispute teologiche, anche se già sopite, dopo l’ultimo concilio lateranense.
Eppure Giovanni (Vangelo, 13,1-20 ) durante la lavanda dei piedi, nell’ultima cena , mostra il Cristo, che invita i discepoli a lavarsi i piedi reciprocamente, senza fare distinzioni e dice : upodeigma gar edooka umin ina, kathoos egoo epoihsa, umin kai umeis poihte/io infatti vi ho dato un esempio perché ,come ho fatto io, facciate anche voi… Si noti che in questa sede viene usato upodeigma che vale modello, esemplare per chi imita nel rifare le stesse azioni.
Giovanni (6,1-14) in altra situazione, dopo la moltiplicazione dei pani dopo il monstrum del camminare sulle acque, mostra Gesù che parla del pane della vita ricordando a chi lo segue : voi mi cercate non perché avete visto prodigi, ma perché avete mangiato dei pani e vi siete saziati : procuratevi non il cibo che si consuma ma il cibo che dura per la vita eterna. quello che vi darà il figlio dell’uomo, perché il padre, Dio, segnò lui col suo sigillo…
Giovanni seguita, mettendosi dalla parte dei discepoli, che chiedono di quel pane che scende dal cielo e che dà la vita al mondo ed aggiunge che Gesù , tra i mormorii della folla, dice: io sono il pane della vita, chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete … io sono il pane disceso dal cielo e ribadisce, mentre crescono i mormorii 6,48 : chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita, i vostri padri mangiarono la manna del deserto e morirono . Questo è il pane che scende dal cielo perché chi lo mangia non muoia. Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia questo pane, vivrà in eterno. E il pane che darò io è la mia carne per la vita del mondo. A queste parole, sorte questioni, Gesù così risponde: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue non avete la vita in voi . Chi mangia la mia carme e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò. nell’ultimo giorno…
Poi Gesù, rispondendo ai giudei che dicono che i loro padri mangiarono la manna come pane venuto dal cielo e morirono, afferma: in verità in verità vi dico: se non mangiate la carne del figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue non avete la vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Infatti la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui. Come il padre che vive, ha mandato me ed io vivo a causa del Padre, così chi mangia me, vivrà anche lui a causa di me….53-58
Ancora di più nel corso dei secoli ci sono contrasti sulla tradizione eucaristica di Ireneo (130-202) e di altri , che poggiano la loro lettura più che sulla base di Luca 22,7-38 , di Marco 14,12-25 e Matteo, 26,17-29, su quella di Paolo 1 Cor.,11,23-26.
I tre evangelisti, sinottici, infatti, hanno, grosso modo, la stessa terminologia, ma non hanno fate questo in memoria di me: preso del pane e, benedettolo, lo spezzò e dandolo ai discepoli, disse: prendete e mangiate: questo è il mio corpo Poi, preso il calice, dopo avere reso grazie, lo diede loro dicendo: Bevetene tutti poiché questo è il sangue dell’alleanza che viene versato per molti a remissione dei peccati.
Dunque, solo Paolo racconta il fatto della cena del signore 1Cor.11,17-34 nel quadro di una situazione difficile, in cui sono necessari rimproveri per i dissensi e per le depravazioni dei Corinzi, indicazioni prescrittive precise sul matrimonio e sul celibato e sull’uso delle carni sacrificate per gli idoli, in una volontà di proporre un modello di vita (siate imitatori miei, come anch’io lo sono di Cristo/ mimetai mou ginesthe, kathoos kagooo Khristou).
Tutto il discorso, comunque, è in relazione alla volontà di riportare l’ordine nella assemblea tanto che il tarsense aggiunge: Gesù prese del pane e dopo aver reso grazie/ eucharisthsas, lo spezzò e disse: questo è il mio corpo per voi /touto mou estin to sooma to uper umoon; fate questo in mia memoria /touto poieite eis emhn anamnhsin. Ed ancora Paolo narra che Gesù, dopo aver fatto altrettanto col calice, dopo aver cenato dice :questo calice è il nuovo patto ,nel mio sangue; fate questo ogni volta che bevete, in mia memoria/eis emhn anamnhsin (anadiplosi)
Il successivo discorso è connesso col telos /fine che è quello di dare la prescrizione di riunirsi per mangiare insieme e di aspettarsi l’un l’altro… perché chi indegnamente beve il sangue mangia il corpo sarà colpevole del sangue e del corpo del Signore e di invitare chi ha fame a mangiare a casa propria affinché voi,-discepoli- non cadiate in un crimine condannabile/ ina mh eis crima sunerchhsthe.
Altri avevano letto i passi paolini senza andare oltre l’interpretazione metaforica, sulla scia dei Padri orientali perché temevano di cadere se si procedeva secondo allegoria, in forme di antropofagismo pagano o di finire in riti misterici come quello dionisiaco o orfico.
Urbano IV, avendo conosciuto l’insegnamento della tradizione orientale aveva, pur seguendo Tommaso, preferito chiamare la festa del Corpo del signore e non dell’Eucarestia, conscio che non si doveva definire per metonimia la manifestazione completa del mysterium della transustanziazione con il ringraziamento che è pars accessoria del tutto sostanziale cioè della trasformazione del pane e del vino in corpo e sangue del Cristo, nonostante che conoscesse perfettamente il valore di ekchunoo – spargo e diffondo il sangue di una vittima sacrificale e il problema di uper polloon (o pollois) per molti .
Inoltre il papa, molto favorevole a considerare il sacramento eucaristico come il patto nuovo di alleanza -kainh diathekh,- connesso con la Pasqua (morte e resurrezione del Cristo) e con la Pentecoste (discesa dello Spirito santo), si collegava alla tradizione francese in quanto era molto devoto di Giuliana de Cornillon (1192-1258), una mistica morta in odore di santità, che in vari momenti della vita aveva avuto visioni, Famosa quella della luna piena, listata di nero ed ancora di più quella di Cristo che le chiedeva di impegnarsi a far istituire la festa dell’eucarestia, che in Troyes e in altre zone, specie Liegi, veniva già celebrata, pur senza l’autorizzazione papale…
L’evento di Bolsena viene a fagiolo, risulta una manna per Urbano IV !
Era accaduto che, nella primavera del 1263, un sacerdote boemo, Pietro da Praga, in pellegrinaggio a Roma, si era fermato a Bolsena e, nel celebrare la messa, ebbe dubbi sul dogma della transustanziazione, Il prete, spiegato il corporale in nove parti ( è quel tovagliolo quadrato di lino posto sopra il calice! ) vide l’ostia sanguinare sul corporale e subito l’avvolse in esso e fuggì in sacrestia. Nel tragitto caddero delle gocce sul pavimento ed alcune sui gradini.
Il papa apre subito un ‘inchiesta sotto la direzione del vescovo di Orvieto per chiarire ogni momento del fatto , subito ritenuto reale dalla pars guelfa…
L’inchiesta è subito chiusa e l’evento è giudicato soprannaturale da Urbano IV, che – considerato il suo rafforzamento come pontefice dopo l’elezione di molti cardinali francesi, vista la vicinanza del grande teologo aquinate , vincitore nelle tante diatribe parigine, stimate veritiere le profetiche visioni di Giuliana – rileva il piano provvidenziale, come applicazione dell’oikonomia tou theou, come avvento di una nuova epoca , quella del trionfo del guelfismo,-che sancisce la fine del ghibellinismo, e scrive con tono enfatico la bolla… La festa, dopo la morte del papa … dopo breve tempo decade…e viene rivitalizzata nel concilio di Vienne nel 1314 ,,,e resta molto controversa fino al Concilio di Trento 1545-1563, quando viene di nuovo imposta …
Amici miei, Betto e Tonino, Emma e Gianna, non è preferibile documentarsi e sapere ( e poi, magari, credere!) al credere ciecamente, senza alcuna informazione?
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