Marco, sei mai stato ad Atene?
Si. Professore. Tempo fa, sono stato ad Atene con mia moglie e mi sono fermato una mezza giornata, prima di andare a Creta e ho visto, l’Odeion e l’ Acropoli, frettolosamente.
Non hai visto la collina di Filopappo, a sud ovest, e quindi non ti hanno parlato di un civis filantropo, principe della Commagene, divenuto arconte di Atene, nel periodo Antonino?!.
No. Professore!,Mi hanno parlato di un altro cittadino romano, Erode Attico. Ma, chi è Filopappo? Come e perché una collina ateniese si chiama così?
La collina del Mouseion è detta comunemente di Filopappo dal nome di un monarca di Commagene, di un romanizzato principe, amante di Atene -come poi Erode Attico (101-177 d.C.) precettore di retorica, con Frontone, di Marco Aurelio e Lucio Vero il cui vero nome è Lucio Vibullio Ipparco Tiberio Claudio Attico Erode, Marathoonios/del demo di Maratona, console nel 143 d.C., incaricato di governare l’Attica e zone ioniche, costruttore, sul pendio meridionale dell’Acropoli, dell’Odeion, dedicato a sua moglie, morta, Annia Regilla- cfr. Aulo Gellio, Noctes Acticae,I,1,2; IX. 2,1-7; XIX,12-. Filostrato, Vite dei sofisti, II. 544-572, a cura di M. Civiletti, Bompiani 2002-.
Anche il nome di Filopappo è altisonante – Gaio Giulio Tiberio Antioco Epifane, un vir nato nel 65 d.C. a Samosata, capitale della Commagene- patria dello scrittore ellenistico Luciano (120 d.C. -180/190),- così chiamato perché uomo che ama il nonno, cioè Antioco IV di Commagene (13-72 d.C.), figlio di Antioco III e di Iotape, discendente di Antioco I Theos (69 a.C- 36 a.C. ) filoromano, filelleno, astrologo – Cfr. Erode Basileus in Giulio Erode, il filelleno opera inedita- .
La collina prende il nome dal Monumento a Filopappo, fatto erigere nel 116, alla sua morte, dalla sorella Giulia Balbilla, poetessa ed amica di Vibia Sabina, moglie di Adriano (117-138).
Filopappo, uomo, di stirpe regia, ha grande fama ad Atene e meriti propri, se la collina a fianco dell’ Acropoli, porta ancora il suo Nome?
Certo. Marco! Il padre, Giulio Archelao Antioco Epifane, si sposa con Claudia Capitolina alessandrina – era stato promesso, comunque, prima a Drusilla, figlia di Agrippa I e poi a Mariamne, altra figlia del re, sorella di Agrippa II, che, imponendo la clausola, rifiutata, della conversione al giudaismo ad un pagano e non circonciso, rescinde il contratto di matrimonio tra le due famiglie regali, da tempo amiche! – ed ha due figli Filopappo e Giulia Balbilla, nata sette anni dopo il fratello, nel 72 d.C.
Il padre di Filopappo è il figlio di Antioco IV – uomo con Giulio Erode Agrippa, a Roma, presso la domus di Antonia Minore ed è con l’amico turannodidaskalos di Gaio Caligola, educato già ad essere imperator/autokrator divino, nel periodo caprino, ad essere un Theos per il popolo romano, come lo era stato Antioco I (69-36 a.C.) , suo antenato, astrologo e seguace di Zoroastro ( di cui si vedono le vestigia imponenti sul Nemrut Dagi, con le tre spianate, disseminate di teste e di divinità sedute, con l’aquila e il leone, simboli astrologici tipici dello zoroastrismo, con scalinate, che sembrano portare al cielo, considerata anche l’imponenza del monte di oltre 2000 metri!)-.
Bene, professore, il padre è familiaris giulio, come Giulio Erode Agrippa! E la madre?
E’ una Claudia, il cui Padre è Tiberio Balbillo e la madre- una sconosciuta alessandrina di stirpe romana, anche lei- che, dopo un periodo in Commagene, torna in Alessandria con la figlia, a seguito di alcuni anni passati a Roma, dove si ricongiunge per breve tempo col marito.
Come mai questa separazione tra coniugi ?
Marco, sembra che, dopo la morte di Nerone e la fine della familia imperiale giulio-claudia, la Commagene come la Iudaea – che già aveva iniziato la sua rivolta in epoca neroniana- e le regioni vicine all’Eufrate, aramaiche, abbiano fremiti di indipendenza da Roma in una rivendicazione della loro comune appartenenza alla stirpe mesopotamica, – nel fatale 69, anno dei tre imperatori (Galba, Otone e Vitellio)- ancora vivi nel triennio 70-73, in cui si afferma la figura di Vespasiano che è inizialmente titubante nell’accettazione della elezione militare di legati come Tiberio Alessandro e come Muciano, nonostante le predizioni di Giuseppe Flavio e di Tiberio Balbillo, ex governatore di Egitto, scienziato ed astronomo figlio di Trasillo, pur avendo il favore del team di Apollonio di Tiana. Cfr. Vespasiano e il regno in www.angelofilipponi.com
Tieni presente, Marco, che la famiglia regale di Antioco IV, una volta svincolatasi dai giulii e dai claudii, pur portando impresso nei nomina ufficiali Giulio e Tiberio, sembra riprendere la logica tradizione seleucide di Antioco Epifane e di Archelao di Cappadocia, congiunta a quella arsacide del re dei re Vologese e, quindi, rientrare nell’orbita dell’ impero parthico.
Da qui i movimenti insurrezionali contro Roma, noti al governatore di Siria, che denuncia il re come traditore del foedus a Flavio Vespasiano, che è ancora ad Alessandria, incerto se accettare la nomina imperiale, fattagli da Tiberio Alessandro, governatore di Egitto, essendo ancora aperta la guerra tra i contendenti Otone e Vitellio, dopo la morte di Galba. Solo dopo la vittoria su Vitellio di Bedriaco, Vespasiano, seppure titubante, invia il figlio a completare la presa di Gerusalemme e dà l’ordine di distruzione del Tempio, mentre i suoi legati sono intenti ad assediare le fortezze di Macheronte e di Masada – che cadono rispettivamente nel 71 ad opera di di Sesto Cecilio Basso e nel 73 ad opera di Lucio Flavio Silva-.
E’ questo un periodo storicamente difficile da decifrare specie per le incertezze di Vespasiano, fermo ad Alessandria – circondato da uomini di cultura come Apollonio di Tiana e da profeti come Giuseppe Flavio ed astronomi ierofanti come Tiberio Balbillo, che lo esortano a prendere il regno, anche se rilevano limiti nella sua stessa personalità dimostrati sotto i giulio-claudi- e per i suoi primi timidi atti di relazioni internazionali col re parthico Vologese, con cui stipula un trattato di non interferenza, reciproca.
Sembra che in questo periodo, anno 72, Antioco IV, essendo attaccato da Lucio Perennio Peto, che invade la Commagene, fugga in Cilicia, altra parte del suo regno, rimanendo in attesa degli eventi, lasciando il figlio e il fratello Callinico a difesa del regno.
Il re, ricevute lettere da Vespasiano e da Volegese, si affida ai soldati romani e si rifugia a Roma, scortato da militari che lo accompagnano dall’imperatore, che lo accoglie e gli concede perfino un vitalizio per mantenere il suo alto tenore di vita.
Cosa fanno Callinico e il padre di Filopappo?
Sembra, Marco, che i due, dopo aver resistito alquanto alle forze romane, si rifugiano da Vologese in Parthia dove sono accolti benevolmente, in quanto il re dei re ha già fatto un trattato col nuovo imperatore romano, a cui scrive nobilmente della lealtà dei re di Commagene nei confronti di Roma.
Allora, Vespasiano autorizza il figlio di Antioco IV a vivere in territorio romano e a ricongiungersi col padre a Roma, dove giunge con tutti gli onori, poco prima della morte del padre.
Dopo pochi mesi, Giulio Archelao Antioco Epifane si trasferisce ad Atene, dove ha beni e terre e fautori col figlio Filopappo, mentre la moglie torna ad Alessandria con la figlia, da poco nata, presso il padre Tiberio Balbillo, ex governatore dell’Egitto dal 55 al 59 che, avendo profetizzato il regno a Vespasiano, era allora stimato direttore della Biblioteca! – c ‘è una stele con iscrizione della ristrutturazione da parte di Balbillo della Biblioteca alessandrina!-
Chi è, professore, Tiberio Balbillo?
Marco tu lo dovresti aver conosciuto dai mie lavori su Caligola e su Ponzio Pilato e su Claudio, che è suo amico ed estimatore del padre Trasillo e della madre Aka II, principessa di Commagene, legata a Berenice di Salome, madre di Agrippa e ad Antonia minor!.
Che c’entra Antonia Minor?
Balbillo è il figlio di Tiberio Trasillo – erudito di Mendes e mago personale di Tiberio, scienziato egizio, che vive sotto la protezione dei Giulii e dei Claudii- che ha avuto una formazione a corte da Antonia minore, insieme a tanti altri figli di re asiatici, ostaggi, col Gaio Cesare Caligola e con Erode Agrippa e Antioco IV! Claudio, perciò, lo volle come tribuno della XX legione in Britannia, nel corso della conquista dell’isola, dove si fece onore tanto da aver le insegne trionfali, insieme con Flavio Vespasiano.
Balbillo, ritornato in Alessandria, è sacerdote del tempio di Hermes, sumboulos/consigliere del collegio direttivo del Museo e poi direttore della Biblioteca, sotto Claudi , che spesso lo chiama a Roma per consulto specie nella congiura di Messalina e, poi, nella scelta di Agrippina minor, come moglie, anche perché aveva previsto una eclisse per un suo compleanno, nefasto per altri, ma non per lui, imprecisato. Sotto Nerone, nel primo quinquennio, è nominato Governatore di Egitto nel 55-59 d.C.
Balbillo è attivo ancora ad Alessandria, come epicureo definito il saggio per la sua cultura astronomica atomistica, legato da amicizia con Eufrate – cfr. Plinio, Epist. I,10- insieme agli altri scienziati del Museo, nei mesi di incertezza circa il regno di Flavio Vespasiano che parte dalla città egizia, dopo che l’astronomo gli ha predetto, oltre ad una buona navigazione, un felice futuro regno a Roma.
Vespasiano fu sempre grato a Balbillo tanto che decise, alla sua morte, che, ad Efeso, si festeggiassero gli agoni balbilliani, celebrati ancora nei primi anni del III secolo!.
Mi sembra di aver capito il valore della famiglia di Filopappo e dal lato paterno e da quello materno e il suo orgoglio di appartenere alla dinastia di Antioco I Theos, discendente dai seleucidi. Ma cosa fece il principe di tanto grande per Atene e per gli Ateniesi, per meritare un così alto onore, quello di un Monumento nella collina del Mouseion?
Si sa che Filopappo si riunisce alla sorella Giulia Balbilla nel 92 d.C. alla morte del Padre, quando lui come cittadino ellenico diventa arconte della città, essendo votato dal demo di Bessa, come Philopappos Epiphanou Bhsseus, quando la madre, restata ad Alessandria, si risposa con Marco Giunio Rufo. Da Elio Sparziano (Historia Augusta, Adriano, 11,3) e dalle iscrizioni del monumento si rileva lo status di monarca euergeths/ benefattore munifico della città che, oltre a cariche politiche, assume anche come poliths , l’incarico oneroso delle leiturgiai, specie quella dispendiosa della choregia -che comportava esborso di dracme notevole per la preparazione del choros e l’organizzazione delle feste- e quella della agonothesia , cioè allestimento delle gare di lotta, di pugilato e pancrazio. Si sa anche che è civis romanus e come tale è ricordato come appartenente alla tribù Fabia, vir di rango pretorio, che è amico di Traiano, che lo fa console nel 109 e gli fa visita prima nel 112 e poi al passaggio per l’impresa parthica.
Filopappo è in relazione stretta con gli intellettuali e scienziati di Alessandria, coi filosofi dell’epoca, specie epicurei, ed è nota anche a Plutarco la sua azione politica, fino alla sua morte nel 116, quando già le relazioni militari antiparthiche, negative contraddicono il titolo di Parthicus, aggiunto in seguito a quello di Germanicus e Dacicus all’imperatore!.
Già nel 112 in occasione di una visita ad Atene, di Traiano con la moglie Plotina, sembra che la nipote Matidia Salonina con la figlia Vibia Sabina, si leghi di amicizia con sua sorella Giulia Balbilla –Historia Augusta ibidem – che diventa domina, esemplare di perfetta regalità, alla giovane moglie di Adriano, cugino dell’imperatore che l’ha sposata, nel 100 circa.
E’ possibile, allora, professore, quanto dice Historia augusta sulla successione di Adriano, alla morte di Traiano?
Non è sicuro, ma è probabile perché Traiano nella spedizione parthica -sconsigliata da Filopappo, che già mal aveva giudicato l’annessione della stessa Nabatea – si distacca alquanto dal cugino che, diffidando dell’elemento ebraico, dissente dalla penetrazione nel territorio paludoso della Mesopotamia inferiore, alla confluenza di Tigri ed Eufrate, ordinata al legatus Quieto, dall’imperatore, già malato, lontano dalle operazioni di guerra, dopo l’assedio di Hatra alla fine del 116!.
Adriano, poi , dovette fare la ritirata, disastrosa per l’esercito romano e giunse solo nella primavera, a ranghi decimati, in Antiochia. Da lì fu chiamato a Selinunte, in Cilicia – dove l’imperatore, colpito da un colpo apoplettico nell’estate dal 117, quando era già morente ai primi di agosto, da Plotina e da Matidia Salonina, che, accordatesi sul silenzio circa la morte di Traiano, e sulla lettera da scrivere al senato, fecero passare giorni prima di far acclamare il loro beniamino, marito di Vibia Sabina, imperator, dai soldati.
Mi è chiaro questo anche perché lei ne ha parlato varie volte trattando degli antonini. Professore, il monumento a Filopappo fu fatto alla sua morte? Io, da turista, non l’ho visto – ci fermammo all’Odeion.!- Me ne può parlare?
Marco, so qualcosa -e – se ricordo bene – è una struttura di 9,80 mt per 9,30, su due piani su un base di 3,08,mt. che conteneva la camera sepolcrale di Filopappo.
Mi sembra che Il monumento è in marmo Pentelico bianco mentre la base è di marmo poroso con lastre di marmo dell’Imetto: tu ingegnere ne conosci le differenze! E’ costituito da un piano inferiore in cui è rappresentato Filopappo, console, con cavallo, carro e littori e da un altro, superiore, dove ci sono le statue di Antioco IV, a sinistra, quella di Filopappo al centro,- ma doveva esserci a destra -ora inesistente- quella-probabile- di Seleuco Nicatore, seleucide (356-281 a.C.) da cui si faceva discendere la stirpe dei re di Commagene.
Nella nicchia a sinistra si sono ancora segni della iscrizione in greco che celebrano la carriera di Filopappo greco, archoon, khoregos agonotheths con patronimico e demotico (Philopappos Epiphanou Bhsseus ) nell’altra di qulla latina in cui era mostrata la tribù Fabia di Gaius Philopappus vir di rango pretorio- arvalis e consul nel 109 sotto l’impero di Traiano Augustus Germanicus Dacicus.
Pe me Marco questa Iscrizione latina è importante perché Filopappo è un aramaico con musar/cultura aramaica, anche se ellenizzato e romanizzato, contrario alla spedizione di Traiano antiparthica: la sorella anche lei contraria, nonostante l’amicizia, con la famiglia imperiale, non fa incidere Parthicus nell’anno 119 all’inaugurazione del Monumento!.
La sorella, che fa costruire il monumento, è una grande poetessa? Marco, non credo che si possa parlare di grandezza ma di una normale poetessa novella, dell’epoca adrianea, arcaicizzante, ricercata, raffinata. Di lei ci restano solo 45 versi, in eolico, imitanti Saffo ed Alceo, in distico elegiaco (esametro e pentametro) incisi sulla caviglia destra e piede del monolito destro dei due Colossi detti di Memnone – due statue di pietra raffiguranti Amenhofis III-cfr. A.e M. Filipponi, La vita di Giuseppe, e.book 2015- seduto con le mani poggiate sulle ginocchia – custodi di una area sacra funeraria di 35 ettari, guardanti il Nilo. Quello con iscrizioni è il meno rovinato- si diceva che fosse stato Cambise nel 525 a.C, a recare danni, ma in effetti fu un terremoto, oltre alle condizioni atmosferiche, ventose, e alle escursioni termiche, micidiali, proprie della zona di Luxor- ed è quello “parlante”, presso il quale si recò anche Apollonio di Tiana nel 70, nel suo viaggio in Egitto , quando era diretto verso l’ Etiopia (Filostrato, Apollonio di Tiana cit. ) e ancora parlante sotto Adriano che vi giunse il 20-21 novembre del 130 e non più “parlante” dal momento del restauro fatto da Settimio Severo intorno al 200 d.C. quando si interruppe la voce di Memnone eroe omerico, ucciso da Achille, e che, secondo la tradizione, rivolgeva i suoi lamenti alla Madre Aurora, ogni mattino!.
Giulia Balbilla faceva da guida al corteo di donne e di uomini che seguivano imperatore e l’ imperatrice perché cittadina egizia, alessandrina, che viveva a corte, poetessa di una certa fama, ma non tale da essere celebrata in De poetis da Svetonio, che già aveva scritto Il De Caesarum Vita , dedicato a Septicio Claro, capo del pretorio cfr Plinio il giovane,Epist. I,15 – che nel 122 è accusato di poco rispetto nei confronti di Vibia Sabina insieme allo storico – (Historia Augusta, Adriano, 11,3, scrive: Septicio Claro praefecto praetorii et Svetonio Tranquillo epistularum magistro multisque aliis, quod apud Sabinam, uxorem , in usu eius familiarios se tunc egerant, quam reverentia domus aulicae postulabat, successores dedit/ (Adriano) diede successori a Setticio Claro, capo del pretorio e a Svetonio Tranquillo, segretario con altri uffici, perché si erano comportati troppo familiarmente con Sabina, sua moglie, più di quanto richiedeva la riverenza dovuta alla casa imperiale.
Professore, insomma Adriano li caccia dalla corte per aver avuto relazioni confidenziali con la moglie!
E’ , Marco , una motivazione generica che copre altro, essendo ben noti rapporti tra Adriano, amante dal 123 di Antinoo e prima di altri giovinetti, non di Sabina, che vive, lontano dal marito, anche se onorata in modo eccezionale e privatamente e pubblicamente, senza figli, con una sua corte, parallela coviaggiante per ogni parte dell’impero: per la romanitas di epoca antonina, è una normalità che i coniugi vivano così, ognuno alla ricerca del piacere personale, secondo il sentimento epicureo dell‘eudaimonia.
I due cacciati da corte che fine fanno?
Non si sa esattamente ma da un’iscrizione di Ippona sembra che Septicio Claro finì in Africa, e forse anche lo stesso Svetonio, che perde un lauto stipendio da Ducenarius in quanto ha la procuratela a studiis (addetto agli archivi), a bibliothecis/ responsabile delle biblioteche auliche, e specie quella a litteris ( corripondenza segreta imperiale).
Dunque, professore, ritorniamo a Giulia Balbilla che non è una grande poetessa ma è una letterata, amica dell’imperatrice, accompagnatrice nei suoi viaggi – Spagna , Gallia, Grecia, Egitto e Bitinia-! Ha lasciato certamente versi, allora?
Certo! Versi incisi su pietra, sulla caviglia e piede del faraone, letti catalogati e numerati come 28, 29, 30, 31 dai fratelli André ed Etienne Bernard, Les Inscriptions grecques et latines du Colosse de Memnon Parigi Bibliothèque d’étude de l’Institut francais d’Archeologie orientale,31 diffusion Picard 1969 (Un interessante ed accurato studio risulta quello fatto da A.M. Cirio!- Gli epigrammi di Giulia Balbilla, e altri testi al femminile sul Colosso di Memnone, Lecce 2011-). Mi dice qualcosa dei versi di Giulia Balbilla?
Sono versi sentimentali che hanno il tema dell’amicizia/ filia epicurea verso la sua imperatrice, triste, senza amore, mai libera, sempre sotto controllo, considerata dai sudditi secondo Historia augusta morosa et aspera ( bizzarramente capricciosa e ruvidamente aspra) incattivita con gli anni perché non soddisfatta nelle sue aspettative di adolescente e donna, di moglie, nonostante lo sfarzo della corte!
Giulia canta, celebrando l’amica come donna semplice, di aspetto bella, capace di dare gioia, capovolgendo il giudizio ufficiale!
L’ altro tema, quello della gloria e fama del Domus augusta, connessa e congiunta con la sua famiglia regale, è espresso nei versi della pars numerata 29 , come elogio a Giulio Antioco IV e Tiberio Trasillo, in una dimostrazione di essere anche lei Filopappo e dal lato materno e da quello paterno!
Professore, le sono grato per aver soddisfatto le mie curiosità!
Marco, sono un amico, che trova piacere a soddisfare i desideri degli amici: anche io sono filantropo ed epicureo!