Per un pescatore aramaico era più conveniente vivere a Betsaida o a Cafarnao, in epoca Tiberiana?
Betsaida, era, sotto il regno di Erode il Grande 38 a. C. -4 a.C, un paese, i cui abitanti erano quasi tutti agricoltori e i pochi, che facevano i pescatori, stentavano a campare.
I pescatori erano ebrei di lingua aramaica, che avevano una barchetta, lasciata sulla spiaggia, fissata alla meglio, ed avevano legami stretti con le popolazioni della Traconitide e della Gaulanitide e tramite queste, con i correligionari Parthi, stanziati oltre Il confine dell’Eufrate.
Probabilmente a Betsaida i giudei erano analfabeti ed avevano solo una tradizione orale biblica (Torah she be’alpé): avevano avuto un’istruzione sommaria ad opera di maestri di sinagoga, dal periodo di Giovanni Hircano, (re asmoneo dal 134-al 104 a.C) che avevano fissato le prescrizioni più importanti, che venivano ricordate nel corso delle preghiere giornaliere dal Kohen ( per pregare bisogna essere in almeno dieci persone-minian-, oltre a colui che intona Shema , Israel, Adonai elohenu, Adonai echad )…
I giudei, pescatori, stazionavano sempre sulla rive del lago di Gennezaret, che era abbastanza lontano dalle case (circa 2 km) e normalmente depositavano il pescato nell’altra sponda, oltre il Giordano, dove correligionari compravano il loro pesce perché formavano una comunità ebraica, che aveva depositi per l’affumicatura, per la essiccatura e per l’imbarilamento.
Alla morte di Erode il Grande, Betsaida era toccata in eredità a Filippo, il figlio di Cleopatra gerosolomitana, che aveva avuto Traconitide, Iturea, Paneas, Auranitide e Gaulanitide; ad Erode Antipa figlio di Maltace samaritana, erano capitate Galilea e Perea, col titolo di Tetrarca per entrambi , mentre Archelao altro figlio di Maltace, oltre il titolo di Etnarca, aveva il potere su ogni altra parte della provincia di Iudaea, tranne la costa mediterranea, concessa a Salome, sorella del grande Re.
Questa divisione divenne un male per i pescatori di Betsaida specie dopo che Archelao nel 6 d. C. fu esautorato da Augusto, che creò la sotto provincia di Iudaea, (Idumea, Samaria e Samaria ) alle dipendenze di un procuratore imperiale, sottoposto al Prefetto di Siria.
Ora i pescatori dovevano pagare se volevano passare il confine del Giordano, perché entravano sotto la tetrarchia di Erode Antipa, che imponeva una tassa, concordata col procuratore romano,il quale aveva stanziato una guarnigione militare all’uscita da Cafarnao, per proteggersi da pericolose congiunzioni ed alleanze tra aramaici , vista la rivolta di Giuda il Gaulanita, di recente repressa.
I pescatori dovevano pagare una tassa quando si attraversava il confine tra la tetrarchia di Erode Antipa e quella di Filippo al centurione, comandante della postazione.
Andrea e Simone, figli di Giona (Johanan), oltre a Filippo, aramaici, emigrarono da Betsaida, quando il paese s’ingrandì e divenne Iulia, una città costruita per ordine del tetrarca, divisa in cardo e decumanus , come i castra romani, chiamata così in onore di Giulia Livia moglie di Augusto, morta nel 29 d.C, dove confluirono molti ellenizzati, chiamati dal Tetrarca a colonizzare la sua città, come stava facendo il suo fratellastro con Tiberiade, chiamata così in onore di Tiberio, quasi nello stesso periodo.
Mentre nelle due sponde del Lago ferveva il lavoro di costruzione delle due capitali, -ordinate dai figli di Erode come esaltazione del nomen di Roma e come gratitudine per la domus imperiale – e le città prendevano forma ad opera dei qainiti,- mastri muratori che operavano con le loro squadre, pagate in sesterzi, a dimostrazione dell’avvenuta ellenizzazione della zona-, i figli di Johna con Filippo passarono dall’altra parte del lago.
I tre emigrarono anche per convenienza, oltre che per la necessità di separazione dai goyim,- considerata l’integrità morale dell’aramaico galilaico- e si stanziarono a Cafarnao, divenendo sudditi di Erode Antipa e non pagavano più il pedaggio sul pescato.
Erode Antipa intorno al 26 d.C. tendeva anche lui ad ellenizzare il suo popolo di Galilei e di Peraiti (abitanti di Perea) e perciò, dopo la costruzione della sua capitale e del trasferimento degli archivi da Sepphoris, aveva costituito nuovi grandi depositi sia a Cafarnao che a Tarichea/Magdala per la conservazione del pesce, messo in barili, affumicato o in salamoia.
Il Giordano alla confluenza col lago ora era il confine settentrionale tra le due Tetrarchie erodiane, e a Cafarnao c’era la sede degli uffici doganali (Mt 9,9) con una piccola guarnigione militare alle dipendenze di un centurione (Mt 8,5), che controllava le carovane che venivano dal Monte Hermon. e da Cesarea di Filippo (Banias), dove c’era il santuario di Pan, in marmo bianco, dedicato da Erode il Grande ad Augusto.
La facciata del tempio, che era su una sporgenza rocciosa su cui erano scavate una grotta e tre nicchie (in quella centrale c’erano iscrizioni), potrebbe essere quella rappresentata nelle monete, coniate da Filippo col frontone, sostenuto da quattro colonne … Ora, nella nuova sede, i figli di Giona e l’amico, nonostante l’aramaicità, conclamata, risiedevano con le rispettive famiglie vicino al lago ed erano in rapporti con ellenizzati (anche loro già dovevano essere uomini ellenizzati, considerati i nomi specie di Andrea e di Filippo, -ma anche quello di Petros Cepha -).
Il trasferimento, anche se non si sa l’esatta epoca, sembra, dunque, essere più motivato da interesse che da fattori religiosi, più da una esigenza sociale che di una ricerca spirituale in uomini che cercavano di sopravvivere in uno stato di chiara povertà ed anelavano ad un miglioramento del tenore di vita, considerate le famiglie dei tre, che formavano un nucleo di almeno quindici persone ( se è vero che Pietro aveva- secondo la tradizione cristiana- con sé moglie e cinque figli !), visto il transito di persone e di carri, scortati da milizie parthiche – secondo trattati tra Il re dei re e l’imperatore romano – per il trasporto della doppia dracma al Tempio e il libero passaggio di pellegrini, considerata l’attività commerciale di Cafarnao e la presenza di una sinagoga, rispetto al sistema agricolo della vecchia Betsaida.
La posizione geografica , a nord ovest del lago, ai confini tra la tribù di Zabulon e Neftali, faceva di Cafarnao uno snodo stradale di grande rilievo nella Via del Mare che congiungeva Damasco col Mediterraneo.
Già Isaia (9,1, ) (Il popolo che camminava nelle tenebre / vide un grande splendore /su chi abitava in una regione caliginosa rifulse la luce ) per la tradizione cristiana prevedeva l’irradiazione dell’idea messianica da Cafarnao, da cui sarebbe sorta la luce proprio dalle tenebre del paganesimo galilaico.
Così J.Murphy- O’Connor, La terra santa , CED 1996, p..2O5 descrive Betsaida.
Il sito si trova a 750 metri a nord dell’incrocio per Betsaida sul lato ovest della strada 888… (area destinata da un parco nazionale).. si tratta di una casa di 430 metri risalente al II secolo av.C.-I sec. d.C.,costruita intorno ai tre lati di un cortile lastricato metri 13,5 X7 : vi sono quattro piccole stanze dalla parte nord, una cucina con due forni dalla parte est ed una sola grande stanza dalla parte sud . Sparsi in queste stanze sono stati ritrovati un amo da pesca pesi di piombo per le reti, ed un ago di bronzo curvo che potrebbe essere stato usato per fare o riparare una vela. E’ difficile non concludere che quella fosse una casa di una famiglia di pescatori.
Anche Marco (1.16) tratta di famiglie di pescatori sia a Betsaida che a Cafarnao (Kaphernaum). Non c’è da stupirsi, dunque,se più nuclei familiari vivano in una stessa casa di simili dimensioni e con un cortile lastricato di metri 94,5.
Marco 2.1 e Matteo 9.1 sembrano considerare Cafarnao come la città di Gesù, destinata , comunque, a precipitare all’inferno per la sua incredulità ai miracoli (Matteo 11,23, Luca 10,15)...
Il paese si estendeva lungo il fronte del lago per circa 500 metri e doveva essere, comunque, povero perché popolato da agricoltori e in maggioranza da pescatori che, nonostante la cooperativa, erano schiacciati dalla concorrenza con Magdala/Tarichea a sud del Lago.
Forse per questo motivo la sinagoga fu fatta da un pagano, quel Cornelio centurione, di cui parla Matteo 9,9., un militare di stanza nella zona da anni (la ferma all’epoca era di 26 anni), un convertito un circonciso, uno strano miles, che serviva due padroni (Jhwh e l’imperatore) che amava la Torah, senza disdegnare il suo dovere nei confronti dell’impero, in un zona dove lo spirito guerriero antiromano era alimentato dai Farisei che predicavano il Timore di Dio, ricordando che l’ebreo aveva un solo Signore, immortale!
La zona era sicuramente dominata da ebrei aramaici prima della fine del Tempio, ma anche dopo il 70 d.C, nel periodo che precede l’impresa di Shimon bar Kokba (132-135) e pur dopo, fino all ‘epoca di Teodosio, considerati i rapporti con l’area mesopotamica…
Non è da accettare, comunque, la notizia del 374 di Epifanio di Salamina (315-403) che in De Ponderibus et mensuris – ed. Migne II ,259-60 (dove tratta nella terza parte delle località cristiane, -cosa che ribadisce in Panarion cassetta di medicazione, in cui mostra 60 eresie cristiane e 20 precristiane-) scrive: a Cafarnao si proibiva di vivere e si vietava perfino l’accesso ai gentili, ai samaritani e ai cristiani. Forse il cristiano- la cui prima opera è tramandata totalmente solo in siriaco, mentre in greco esistono la I parte e frammenti della II -, si riferisce solo al periodo traianeo ed adrianeo perché i testi rabbinici poi parlano di normali relazioni fra ebrei e le altre popolazioni…
Infatti si sa che la città si estese, dopo la galuth adrianea, – molti giudei di Iudaea si stabilirono a Cafarnao – verso la collina e ciascuno aveva i suoi luoghi sacri come testimonia Egeria (una ricca ispanica o gallica) nel resoconto della sua visita al paese fra il 381 e 384 in Itinerarium Aegeriae (o Peregrinatio Aeteriae): a Cafarnao la casa del principe degli apostoli è stata trasformata in una chiesa che possiede ancora i propri muri originali…Lì c’è anche la sinagoga dove il signore guarì un uomo posseduto dal demonio. L’ingresso è in cima di molti gradini ed è fatto di pietra lavorata …
La condizione di vita galilaica era mutata, comunque, dopo la morte di Filippo, con Erode Agrippa, nominato prima tetrarca da Caligola al posto dello zio, e poi dopo la nomina a tetrarca di Galilea e Perea, Rex Iudaeae ad opera di Claudio, che così riuniva tutti i territori dell’ex regno di Erode il grande e quindi esentava da tasse tutti i suoi concittadini. (Cfr. Giudaismo romano,II ).
Per oltre tre anni (41-44) la comunità di Cafarnao, sotto l’amministrazione di Erode Agrippa, dovette fiorire, dato il libero commercio tra le parti riunite del mondo giudaico e i rapporti sia con la Nabatea e le altre province vicine, interessate e al pescato e al sale e al commercio di balsami di Gerico, trasportati da barche galilaiche.
Il commercio fu meno fiorente solo rispetto al periodo 32- 36 d.C. all’epoca del Meshiah: dopo l’evento del Malkuth ha shemaim, con Jehoshua maran/re per quasi 5 anni a Gerusalemme, dopo la resa di ogni città lungo il percorso, dopo la pacifica entrata e la conquista del tempio, nonostante la difesa dei milites della fortezza Antonia ( Cfr. Jehoshua o Jesous? ) Cafarnao e la sua Comunità erano celebrate come la luce nelle tenebre, come un’apokàlupsis / rivelazione per l’oikoumenh romano-ellenistica ed i pescatori del lago divennero i protagonisti del messianesimo e tutti volevano avere relazioni con loro, da ogni parte e dai confratelli di Parthia e da quelli ellenistici sparsi nell’impero romano …
Il regno di Jehoshua fu un affare per i galilei e per ogni abitante di Cafarnao, anche se il messia si lamentò molto di loro increduli e disse secondo Matteo 11,21 : Guai a te, Corazain; Guai a te, Betsaida e 11,23 Guai a te Cafarnao, forse che fino al cielo sarai innalzata? fino all’inferno sarai precipitata!- ripreso poi da Luca 10, 13-15: Gesù bolla le città mettendole in confronto con Tiro e Sidone, località pagane fenicie, note per il commercio e soprattutto con Sodoma già punita da Dio ..
Anche quello di Agrippa prometteva bene …perché assicurava un nuovo sistema di rapporti con i vicini ed eliminava la concorrenza…
Il re, ebreo di Gerusalemme, erede degli asmonei e degli erodiani, nonostante la filoromanità, (era civis/Poliths, praetor/strategos Basileus/ rex, summachos/ socius, dell’impero romano, fratello di latte dell’imperatore Claudio) era uomo di mediazione- sebbene accusato anche lui di menzogna-: cercava un sistema nuovo di regno cercando di essere equidistante tra gli aramaici e i romani facendo leva sulla pars moderata ellenistica sadducea, senza però condannare gli aramaici, seguaci del Christos, come Iakobos il Giusto, riconosciuto nella sua funzione e nel suo ufficio di controllore del gazophulakion, nella sua pratica templare col titolo sacerdotale, seppure condiviso con quello proprio dei sadducei, accettando il doppio sistema del calendario solare e lunare…
Probabilmente Agrippa inaugurò con Giacomo un costume di collaborazione al fine di favorire lo svolgimento delle feste a Gerusalemme, così da spartire, in proporzione, i guadagni che provenivano dal flusso di pellegrini che affluivano da ogni parte del mondo romano e da quello parthico e perfino dall’Arabia meridionale e dall’India.
Era un profitto di grande portata, un utile grande per il re e per il sacerdozio templare: era come un giubileo (specie per la Pasqua e per la festa dei Tabernacoli) che richiamava folle sterminate di fedeli che riempivano gli csenodochia / gli alberghi, le case private, i paesi intorno a Gerusalemme, che entravano nel Tempio, per fare offerte doni., per portare greggi, buoi … insomma era un enorme affare per il sacerdozio e per il re, per tutti …
Il piano, che fu concordato da Agrippa con Jakobos, fu la base di una trattazione tra il fratello di Gesù e i nuovi governatori romani, di origine ebraica ( Cuspio Fado, Tiberio Alessandro, Felice,) ed anche con gli altri ( Porcio Festo e Lucceio Albino) inviati da Claudio prima e poi da Nerone, dopo l’immatura morte del sovrano ebraico …
Agrippa, comunque, non poteva non punire quelli che si erano troppo esposti e compromessi come kanahim Zelotai, e perciò li condannò a morte, salvando qualcuno, che si pentì, come Shimon Pietro, che fu liberato dal carcere, mentre fece decapitare perché civis, Jaqob fratello di Johanan, figlio di Zebedeo, un ricco armatore nauarchos ed emporos, noto per la azioni militari antiromane, nel corso delle operazioni rivoluzionarie messianiche. e fece morire con una morte gloriosa, dignitosa, gli altri oppositori.
Nell’anfiteatro di Cesarea Marittima, infatti, indisse combattimenti fra confratelli, zeloti, divisi in gruppi, come gladiatori, come in un suicidio di massa, come esaltazione del valore di gruppo e riconoscimento militare da parte del sovrano, che ambiguamente e politicamente salvava la faccia con l’imperatore: sapeva che per i romani quel che contava era l’applicazione della lex,- la condanna a morte dei nemici- con la confisca dei beni giudaici e vi aggiungeva il divertimento allestito per i goyim pagani, greci.
Erode Agrippa ben Aristobulo, -che era stato, a corte, a Tiberiade, presso la sorella Erodiade, moglie e nipote del tetrarca philadelphos, con la sua famiglia, come addetto ai mercati e che aveva conosciuto anche il Meshiah, – non poteva dimenticarsi del suo popolo e non sentirsi vincolato dal patto eterno con Jhwh.
Agrippa conosceva bene la comunità di pescatori di Cafarnao e perfino Matthaios il pubblicano che era al suo servizio diretto ..
Dell’amore per la torah del sovrano nessuno dubitava in Iudaea: lo provava la sua preghiera al Tempio quotidiana, lo dimostrava la sua offerta mensile ai sacerdoti, lo comprovavano le donazioni al gazophulahkion, l’assistenza ai poveri della città e la sua dikaiousune, ma soprattutto la sua politica a favore dell’elemento ebraico con le consociazioni coi re filogiudaici o giudaici, come difesa contro il prepotere del Governatore di Siria Vibio Marso…
Erode Agrippa era sempre apparentemente ligio alla romanitas anche se la sua politica era equivoca ed ambigua: era un ebreo opportunista; anche se filoromano impegnato politicamente restava sempre ebreo, come ogni erodiano, dilacerato nel suo dolore nel mettere a morte tanti compatrioti valorosi, eroi degni di memoria, giusti da onorare pubblicamente anche nella morte: era un’ostentazione amara della tragedia di un popolo …
Infine tutti avevano conosciuto la sua devozione verso Caligola, la sua perorazione per il suo popolo perché non fosse costretto a dover scegliere tra l’imperatore e Dio, la sua preghiera di non fare l’affronto ad un popolo amico di porre nel Tempio di Gerusalemme, antico e sacro, una statua- seppure statua dell’imperatore-: sarebbe stato sacrilegio per lui, figlio di sommi sacerdoti e di re, come per il suo genos intero.
Era risaputo che Agrippa era malato di cuore e che l’emozione mista a phobos/paura gli aveva fatto perdere i sensi e che l’imperapore stesso, commosso, comandò di riportarlo in lettiga a casa sua e di curare la salute dell’amico didaskalos maestro, che pur aveva osato sfidarlo coram populo e coram principis consilio.Cfr Legatio ad Gaium
Ancora di più era nota agli aramaici la sua azione di sostegno a corte per Petronio Turpiliano, governatore di Siria che doveva eseguire l’ordine di installare il colosso di Caligola nel tempio di Gerusalemme e di fare stragi e di deportare l’intera popolazione aramaica in caso di ribellione…
A Petronio incerto sul da farsi si presentarono i giudei ( un popolo intero in processione con le mogli e i figli nella pianura di Tolemaide) supplicando in favore delle leggi patrie e di se stessi -Guerra Giudaica II,10,3-e mostrando i colli preferendo morire piuttosto che tradire la legge mosaica, offrendosi come agnelli per ilsacrificio, tanto che il governatore, turbato, dopo aver convocato il suo consilium, visto che gli ebrei si erano accampati e non tornavano a casa per seminare disse: preferisco correre il rischio e con l’aiuto di Dio convincerò Cesare avrò la gioia di essere salvo insieme con voi, o se egli si adirerà, sarò pronto a dare la vita per un così grande numero di persone ibidem II,10,20…
Non certamente, però, conoscevano che Agrippa aveva congiurato contro Caligola ed era stato un promotore della sua morte…
Comunque, ora con Claudio, anche se gli ebrei non dovevano più fare proselitismo, erano liberi e non pagavano più tasse ai romani ma solo davano la doppia dracma al tempio…
Anche se Erode Agrippa era per gli aramaici, il loro re – che avevano avuto accanto quando svolgeva la sua funzione di agoranomos a Tiberiade per ordine del cognato Erode Antipa – restava per loro sempre un re dipendente da Roma, ma giudeo, comunque, che poteva favorire in qualche modo i confratelli e ricordare il Meshiah , suo predecessore nel Malkuth…
E Cafarnao restava la sede di un movimento messianico, da cui sarebbe venuta una luce perenne…altri uomini, come Teuda, avrebbero promesso di redimere il popolo …
Dunque, amici, era meglio vivere a Cafarnao o a Betsaida per un un aramaico come Cefa/Simon Pietro?