Secondo Orazio –Ars poetica 147- il significato di ab ovo vale dall’uovo, cioè dalle prime origini
Professore, come mai il suo significato si è modificato nei secoli e siamo passati ad intendere con il sintagma ab ovo non l’uovo simbolo della vita, ma l’azione di una persona che non risponde direttamente e che comincia a raccontare una storia, argomentando variamente fino a risalire alla creazione e alle origini del mondo?
Marco, si fa un passaggio, metafora, da cosa concreta e reale a figura umana vaga e superficiale, che generalizza mediante metonimia. E un passaggio popolare indebito ma proficuo per i parolai che con la retorica sfruttano due processi quello metaforico e quello metonimico, combinando il piano sentimentale con quello realistico, per aver successo verbale sull’altro che ascolta, indotto.
Infatti Marco, così facendo, il clero non docet /insegna, anche se il popolo avesse volontà di discere di imparare, in quanto, essendo peritus/esperto, fa sfoggio di memoria e di conoscenza, inutile ai fini formativi.
Comunque, Marco, Orazio stesso, poeta cortigiano, suddito di Augusto in Satire I,3 afferma che ab ovo usque ad mala / dall’uovo si giunge fino alle mele, volendo intendere il sistema della cucina romana che comincia il pasto con un uovo e finisce con la frutta passando metaforicamente da un discorso del registro culinario a quello generale volendo indicare che si va dall’antipasto alla frutta e quindi dal principio alla fine.
Professore, così l’autore stesso giustifica il tipico modo di fare del popolano, che discute di tutto e che passa di palo in frasca rapidamente ed arriva a conclusioni sempre legittime dalla sua angolazione vaga e superficiale senza avere reali referenti e senza rilevare la situazione e gli episodi, non sapendo contestualizzare né storicamente né geograficamente , generalizzando sempre il proprio discorso, puerilmente narcisistico.
Certo Marco, qualsiasi conclusione, compresa quella sull’alfa ed omega, deriva da Ab ovo!